Sarà di reale utilità operativa la neonata Agenzia per l'attuazione dell'Agenda Digitale o, in questo quadro di disfacimento istituzionale, il solito calderone tirato su in fretta e furia per spendere oltre un miliardo di euro senza alcuna ricaduta reale sul nostro Paese?
Speriamo davvero di no anche se qualche sospetto sorge: 150 dipendenti, 16 figure dirigenziali le cui nomine spetteranno ai quattro dicasteri Pubblica Amministrazione, Sviluppo Economico, Istruzione ed Economia e una struttura decisamente troppo pesante per i davvero numerosi obbiettivi che, attraverso di essa, si dovrebbero raggiungere.
L'agenzia, dopo la nomina di Agostino Ragusa a direttore generale, aspetta l'approvazione dello Statuto da parte della Corte dei Conti; dovrà poi procedere con la nomina del Comitato d'indirizzo che avrà poteri di programmazione e regolazione delle attività.
E' nata dall'accorpamento di tre Enti: DigitPa, l'Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l'innovazione ed il Dipartimento per la digitalizzazione della PA della Presidenza del Consiglio. Agostino Ragusa sarà in carica solo per 24 mesi in qualità di commissario generale prima che vengano nominati gli altri organi dell'Agenzia anche con lo scopo di realizzare la fusione tra gli Enti sopra citati.
L'Agenzia dovrà occuparsi di un'infinità di aspetti eterogenei. Dovrà gestire in modo unitario e coordinato i processi di digitalizzazione e di ammodernamento delle amministrazione pubbliche, della scuola, della sanità, assicurare la diffusione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, l'interoperabilità dei sistemi informativi pubblici per garantire fruibilità sul territorio nazionale e l'integrazione tra i sistemi dell'Unione Europea, l'efficace erogazione dei servizi digitali ai cittadini e alle imprese, la razionalizzazione della spesa informatica, lo sviluppo delle infrastrutture (ad esempio accelerare la diffusione delle reti NGN), la standardizzazione tecnica, la qualità.
Compito dell'Agenzia sarà anche quello di ricercare misure per diffondere l'utilizzo delle tecnologie informatiche e della comunicazione al fine di favorire l'innovazione e la crescita economica, mantenere e incrementare la presenza sul territorio nazionale di significative competenze di ricerca e innovazione industriale, ma anche promuovere iniziative di alfabetizzazione informatica rivolte ai cittadini, nonché, di formazione e addestramento professionale destinate a pubblici dipendenti, anche mediante intese con la Scuola superiore della PA e il Formez ed il ricorso a tecnologie didattiche innovative.
Non fossero sufficienti quelli sinora esposti, troviamo anche altre "missioni" che riguardano grandi progetti strategici di ricerca e innovazione con l'obiettivo di favorire lo sviluppo delle smart communities e delle smart cities, la produzione di beni pubblici rilevanti, la rete a banda ultra-larga fissa e mobile e relativi servizi, la valorizzazione digitale dei beni culturali e paesaggistici, la sostenibilità ambientale, i trasporti e la mobilità, la difesa e la sicurezza.
Lentamente ci stiamo muovendo verso questa rivoluzione digitale che però, inevitabilmente, sarà anche una rivoluzione culturale, di abitudini e stili di vita. Per i nativi digitali sarà forse tutto più semplice e naturale ma, inevitabilmente, ci sarà una parte della popolazione che andrà adeguatamente seguita ed accompagnata per non rischiare di accentuare un digital divide culturale che, a nostro avviso, sarebbe estremamente dannoso per tutti. Ci riuscirà questa nuova creatura all'apparenza così "tipicamente italiana"?