In una recente ricerca, denominata "State of Media Democracy", Deloitte (una tra le più note e grandi aziende di servizi di consulenza e revisione avente sede in New York), ha evidenziato, in maniera inconfutabile, come anche gli italiani siano ormai profondamente dipendenti dai dispositivi e dai contenuti di tipo digitale.
La ricerca rileva, infatti, che il 44% dei cittadini del “Bel Paese” possiede, contemporaneamente, un PC portatile, un Tablet ed uno Smartphone e definisce tale categoria di individui con il simpatico ma significativo epiteto di “Onnivori digitali”.
La medesima ricerca, afferma, inoltre, che le vendite di tablet e smartphone sono ancora in considerevole ascesa raggiungendo una diffusione, rispettivamente, del 58% e del 85%, in controtendenza solo con l'acquisto di PC portatili che, invece, scende al 77% contro l'85% dell’anno precedente. Non stupisce che proprio gli “Onnivori digitali” siano coloro che accedano con maggior frequenza ai contenuti in streaming, che abbiano una capillare presenza sui social network (ben il 92%) e che controllino abitualmente il proprio profilo su base giornaliera.
Dal punto di vista anagrafico, gli “Onnivori digitali” risultano spalmati un po’ in tutte le fasce d'età, con un picco nella fascia compresa tra i 31 e i 47 anni definita, dalla ricerca, come “Generation X”. Tra i 14 e i 24, troviamo i cosiddetti “Training Millenials”, dei quali il 52% è da considerare tra gli “Onnivori”; tra i 25 ed i 30 anni, i soggetti definiti “Leading Millenials” con una percentuale di “Onnivori” che si attesta intorno al 47% ed, infine, tra i 48 ed i 66 anni, i cosiddetti “Boomers”, con una rispettabilissima percentuale del 36%. Oltre i 67 anni di età, invece, risultano “multi-device” ‘solo’ il 25% degli individui.
I dati della ricerca di Deloitte, sono, a nostro avviso, piuttosto interessanti dal punto di vista sociologico, dal momento che fanno riflettere sulla velocità del cambiamento che sta riguardando, anche i Italia, tutti gli strati sociali e tutte le fasce anagrafiche.
Ci chiediamo, tuttavia, l’assetto amministrativo e governativo del nostro Paese sta correttamente valutando questi trend e questi chiari segnali di cambiamento, oppure, stiamo di nuovo correndo il rischio di non sfruttare appieno le potenzialità di questa profonda rivoluzione di usi e di costumi perdendo ulteriormente terreno nei confronti di altri Paesi più sensibili alle dinamiche dell’era digitale?