Secondo i dati diramati da Eurostat sulla digitalizzazione in Europa nel 2015, nel corso dell'anno appena concluso, la percentuale di italiani che si è connesso al Web per la prima volta è pari al 4%.
Questa percentuale che, di per sé, sembra essere poco significativa, è un dato, invece, piuttosto rilevante sia se valutato in termini assoluti (più elevato rispetto a quello di molti altri paesi europei), sia in termini relativi, in quanto, riferendosi ad una base numerica ancora piuttosto contenuta di utenti attivi in Rete nel nostro Paese, indica che si potranno registrare, nel prossimo futuro, tassi di crescita ancora più consistenti.
Non è la prima volta, in Italia, che si registra un aumento così importante: 4% tra il 2007 e il 2008, 5% tra il 2008 e il 2009, 6% tra il 2009 e il 2010, anni in cui, tra l'altro, i motivi per passare al digitale non erano così forti e consistenti come lo sono gli attuali.
Gran parte di questa crescita viene attribuita, dalla ricerca, ad un nuovo rapporto con la pubblica amministrazione ed all'obbligo di fatturazione elettronica che ha coinvolto tutte le persone giuridiche e i professionisti che abbiano intrattenuto rapporti economici con la Pubblica Amministrazione.
L'utilizzo dell'email, invece, è rimasto sostanzialmente il medesimo attestatosi, come l'anno precedente, su una percentuale del 53%.
L'email, peraltro, è uno strumento che registra una stasi di utilizzo già da tempo, principalmente a causa dell'avvento dei nuovi sistemi di messaggistica istantanea che hanno, a loro favore, l'interazione sincrona ed interfacce più ricche e interattive.
Cresce, invece, l'accesso alla banda larga. Le famiglie italiane che più facilmente si avvicinano al Web sono quelle con figli a carico: internet e il digitale in Italia, dunque, crescono grazie alle nuove generazioni che portano il digitale nelle case e nelle proprie famiglie.
Ci permettiamo di commentare che, probabilmente, per favorire in misura ancora maggiore la digitalizzazione nel nostro Paese, occorrerebbe un nuovo atteggiamento, anche da parte degli enti e delle organizzazioni preposte alla regolamentazione ed alla tutela dei dati personali, superando la logica sin'ora applicata di enfatizzazione degli aspetti negativi della Rete considerata come il nemico n° 1 della privacy ed un luogo che spinge, molto spesso, a comportamenti di sopruso, furti di identità digitali e bullismo telematico.
Occorrerebbe, al contrario, enfatizzare maggiormente gli aspetti positivi del web, educando, a livello di sistema paese, ad suo utilizzo più corretto e consapevole ed avviando, sin dalle scuole primarie, un percorso di apprendimento che conduca bambini e ragazzi a comprendere sia gli elementi di grande utilità della Rete, sia i suoi potenziali utilizzi scorretti così che, sin da piccoli, interiorizzino la capacità di vedere, nel digitale, un insieme di strumenti a supporto dell'uomo, della sua cultura, della sua intelligenza e delle sue potenzialità creative.
Riteniamo, inoltre, più che mai necessario, smettere di considerare il digitale come un obiettivo per vederlo, finalmente, come uno strumento, ovvero, un mezzo che potrà consentire al nostro paese di ridurre i costi della pubblica amministrazione, la burocrazia alle aziende ed aumentare, al contempo, produttività, pil e posti di lavoro.
Solo in quel caso, probabilmente, avremo una più consistente impennata nella digitalizzazione in Italia e riusciremo a rendere il nostro Paese un posto migliore, per noi, i nostri figli e le generazioni future.