Anche quest'anno, vogliamo prendere spunto dai risultati della consueta ricerca elaborata dalla Casaleggio Associati sullo stato dell'ecommerce in Italia per riassumere un pò le tendenze di questo settore dell'economia che sta diventando sempre più determinante per il PIL nostrano ma anche per lo sviluppo dell'intera economia mondiale.
Ci permettono, infatti, di avere una visione d'insieme su ciò che sta accadendo nelle aziende italiane, quali sono le rivoluzioni in atto e, sostanzialmente, in che direzione si sta evolvendo il nostro ecosistema commerciale.
Iniziamo col dire che, nel 2015, il fatturato dell'e-commerce italiano ha raggiunto quasi 29 miliardi di euro, crescita dovuta principalmente ai mercati esteri e ai marketplace come Amazon che, tra l'altro, quest'anno, ha visto l'introduzione nelle vendite anche di oltre 30 tipologie di frutta e verdura fresche.
Ulteriore dato sicuramente positivo è che, ad oggi, le aziende italiane che fanno e-commerce utilizzando, in varie modalità, anche il canale online per veicolare i propri prodotti e servizi sul mercato, sono circa 16.000 con l'aspettativa di arrivare a circa 50.000 entro il 2025.
A questo trend positivo, se ne associa un altro che lo rafforza: l'aumento degli utenti della Rete e, quindi, della fruibilità di internet ad un pubblico sempre più vasto. Ad oggi, oltre 1 milione di persone in più, rispetto allo scoro anno, hanno iniziato ad utilizzare il web anche per merito della sempre più massiccia diffusione dei dispositivi mobili come smartphone e tablet, di velocità di connessione sempre migliori e della riduzione dei costi della connettività collegati alla fonia.
Se questi possiamo giudicarli risultati positivi, non c’è da pensarla allo stesso modo sul conversion rate. Si è passati, infatti, dall'1,9% del 2014 e 2015, all'1,5% di quest'anno, dato che sottolinea quanto sia importante eseguire investimenti costanti nel tempo nei campi dell'affidabilità, della sicurezza, della trasparenza, della velocità, usabilità e chiarezza nelle procedure di acquisto online.
Un visitatore, infatti, come noto, si trasforma in cliente solo se gli vengono forniti tutti gli strumenti che lo guidano, in sicurezza, semplicità e completezza informativa, ad eseguire l'acquisto, nonchè, se gli si mette a disposizione un'ampia scelta e sicurezza nei pagamenti. Fondamentali, inoltre, lo sviluppo di interfacce web intuitive ed estremamente veloci da navigare soprattutto su dispositivi mobili per i quali, gli sviluppatori, devono applicare una logica di implementazione 'mobile first', ovvero, che parta da chi navighi da smartphone o tablet pensando, per loro, siti web di tipo responsive o, comunque, in versioni dedicate.
Sono questi i punti fermi sui quali le aziende italiane devono decidere di investire.
Le priorità, dunque, saranno quelle del marketing e della promozione, investimenti in usabilità dei siti e estrema attenzione al mondo mobile che rappresenta, senza alcun dubbio, il presente ma, ancor più, il futuro della comunicazione e del business online. Proprio dall'anno scorso, infatti, quest'ultimo ha affermato definitivamente la sua importanza superando, in volume, la navigazione desktop e portando un 22% del fatturato annuo delle vendite online effettuate proprio tramite applicazioni scaricabili da cellulare rilasciate dai più noti marketplace.
A parte le strategie che, sicuramente, dovranno essere migliorate, rimane il fatto che la vendita sui marketplace è, come da tendenza negli ultimi anni, aumentata rapidamente. Anche se si è passati dal 33% al 41%, tuttavia, il fatturato complessivo proveniente da esso rimane ancora basso rispetto a quanto segnato dagli altri mercati europei o, internazionali.
Il restante 59% delle aziende è ancora lontano da questi grandi mercati digitali (dato comunque positivo rispetto all'anno precedente che aveva segnato un più elevato 64%).
Occorre, inoltre, che le aziende provvedano a pianificare una strategia di internazionalizzazione, essendo molto evidente che, in questo stato di cose, vincono quelle realtà che hanno scelto di far parte di gruppi multinazionali (19% rispetto al 13% dell'anno scorso). Continuiamo, in generale, ad essere attivi principalmente in quei paesi a noi più vicini come Francia, Germania e Regno Unito, non utilizzndo quasi per niente le grandi opportunità offerte dalle grandi economie internazionali mondiali. Il 58% delle aziende rimane sui mercati europei e solo in poche stanno dimostrando anche per Stati Uniti, Cina e Giappone.
L’investimento in social media marketing continua ad essere ritenuto necessario ed importante dalla maggior parte delle aziende che giudicano comunque soddisfacente il rapporto tra attività sui social e ROI. Anche se è difficile misurare l'impatto dei social media sulle vendite, oltre la metà del campione, incrementerà le proprie risorse e i propri investimenti in questo settore.