Dopo il recente fallimento certificato dal Centro Studi della Camera, le problematiche burocratiche legate alla nomina del commissario Francesco Caio, le nomine per assegnazione diretta eseguite dal direttore generale Agostino Ragosa (la cui carriera in Poste Italiane annovera dal 2004 al 2012 una serie di fallimenti tecnici degni di nota) e le "spesa pazze" contestate dalla stessa Corte dei Conti, Renzi sembra che voglia cambiare marcia in tema di Agenda Digitale, almeno sulla carta.
Caio, dopo aver dichiarato al termine del suo mandato che l'AGID è materia per politici e non per tecnici, lascia la sua poltrona (trasferendosi su quella di Poste Italiane, ndr)
al giovane ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Marianna Madia che sarà, pertanto, la nuova "madame agenda digitale" e dovrà vigilare sull'intero progetto, nonché, sull'Agenzia che dovrà realizzarlo.
Ricordiamo che l'obiettivo dell'Agenda Digitale Italiana è quello di semplificare la Pubblica Amministrazione al fine di raggiungere un risparmio stimato tra gli 8 ai 15 miliardi di euro all'anno, nonché, di eseguire una serie di investimenti per ampliare il business digitale italiano (che, ad oggi, vale il 3% del PIL) e ridurre il gap tecnologico che separa l'Italia dal resto dell'Europa.
Il progetto parte nel lontano 1993 con l’istituzione dell'AIPA (Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione), diventata, nel 2004, CNIPA (Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione), DigitPA nel 2009 e, infine, AGID nel 2012, accorpando altri Enti dedicati alla digitalizzazione.
Augurandoci che non si tratti dell'ennesimo cambio di poltrona all'italiana e che i 15 milioni di euro approvati come budget iniziale per l'AGID non servano solo a pagare gli stipendi a 5 zeri di manager e collaboratori ma diano un primo concreto impulso all'attuazione di cambiamenti strutturali seri e lungimiranti del panorama digitale italiano, facciamo i migliori auguri di buon lavoro alla nuova "madame digitale".